STORIA
Il porto di Ortona è situato al centro dell’Adriatico, in una posizione strategica per i traffici marittimi, ed è tra i più importanti della costa adriatica. Già Strabone, geografo greco nato in Cappadocia nel 66 a.C., autore di una interessante “Geografia”, cita Ortona come importante Porto sulla costa adriatica, infatti, usa il termine “epìneion” (arsenale, porto con moli), che chiaramente definisce una struttura complessa e non usa il termine “limèn” che, invece, indica una insenatura naturale, una baia, uno spazio di mare riparato.
L’EPINEION DI STRABONE
E’ la prima indicazione storica su Ortona che indica, chiaramente, un carattere non solo geografico ma anche socio-economico. Ortona, infatti, doveva essere un importante porto dei Frentani se Strabone, nel descrivere i porti di tutte le coste italiane, individua solo undici epìneia, tra questi Ortona. La vera ascesa economica di Ortona e del suo Porto inizia, però, alla fine del XII secolo, quando nel corso del 1191 si costituirono gli “Stuoli Marittimi”, ovvero le società di affari formate da armatori e mercanti che unendo i loro capitali e i loro mezzi, si costituivano per formare convogli adatti a percorrere lunghe distanze.
ENRICO VI RE DI SICILIA
L’importanza del porto si evidenzia anche da un altro avvenimento del 1196 quando l’imperatore Enrico VI, re di Sicilia, concede ad Ortona il “Capitulare di Bajulazione” o della Bagliva, una specie di statuto giuridico-amministrativo con il quale si fissavano ben precisi criteri per esercitare le attività mercantili e l’esenzione di tutte le tasse ed i tributi sui materiali occorrenti per la fabbricazione delle navi.
1400
Nel periodo compreso tra il 1400 ed il 1600 le migrazioni provenienti dalla costa opposta furono caratterizzate anche da un’ulteriore motivazione, rappresentando una valida alternativa a pericolose situazioni politiche e belliche: era infatti l’epoca delle invasioni turche nei Balcani. “Nel 1464 un gruppo di schiavoni, slavi croati cristiani, approdò ad Ortona…L’arrivo degli schiavoni non fu una immigrazione di massa, immediata, ma fu continua, per famiglie o gruppetti di famiglie. Essa non era causata solo da fattori sociali, come il desiderio di avere terre per poter vivere, ma anche da motivi religiosi ed etnici. Nel secondo Quattrocento i Turchi occuparono l’attuale Erzegovina nella penisola balcanica…Gli slavi cristiani che non accettavano il dominio dei Turchi, che tra l’altro iniziarono le pulizie etniche ripetutesi per secoli in quelle zone, per ragioni etniche, religiose e politiche, scappavano da quelle terre e attraversando il mare Adriatico si rifugiavano ad ondate sulle coste adriatiche, per lo più in Abruzzo”. Nei primi decenni del 1500 risulta infatti una presenza ormai radicata di albanesi e slavi nei maggiori centri della costa, in particolare ad Ortona, Vasto e Francavilla ed il volume di affari doveva essere assai elevato atteso che fu necessario insediare in tali città rappresentanti governativi dei più importanti centri della costa orientale dell’Adriatico. Le relazioni commerciali tra le due sponde riguardavano soprattutto l’importazione di pesce salato, cuoio, cavalli, pellami, lane, salumi, formaggi, grano, legno e cereali, provenienti dalla Dalmazia, Schiavonia e Albania e l’esportazione di vino, olio, grano e riso in partenza dal porto di Ortona. Ad ulteriore testimonianza dell’intenso scambio commerciale esistente tra le due sponde è il reperimento in atti notarili dell’epoca di strumenti negoziali specifici quali ad esempio i contratti di assicurazione, stipulati a garanzia delle merci trasportate sulle navi che attraversavano l’Adriatico e che, alla luce degli elevati importi per i quali erano assicurate, dovevano avere considerevole valore.Da quando Colombo traccia le nuove rotte commerciali sull’Atlantico, per l’Adriatico inizia la decadenza. I porti del versante Tirrenico si avvantaggiano della nuova realtà, mentre sempre più marginale diviene il ruolo dei porti Adriatici, tra questi il Porto di Ortona. Tuttavia, nell’ottocento e nel novecento, pur non essendo più il motore trainante dell’economia cittadina, com’era avvenuto nel periodo svevo-angioino-aragonese, il porto con tutte le sue attività connesse, continua a rappresentare un settore importante per l’economia locale.
1500
Nel corso del Cinquecento il processo di commercializzazione dell’economia si accentua ulteriormente, in connessione con la grande espansione che si verifica in ogni campo della società. In questo contesto anche la proiezione sul mare si fa più intense e diffusa. “L’Adriatico – scrive lo storico Fernand Braduel – era allora una sorta di fiume sul quale il traffico di merci e di uomini si svolgeva in modo più agevole ed economico che non per le vie di terra, le quali restavano pressoché impraticabili. E il litorale abruzzese che in quel fiume occupava una posizione centrale, non poteva non risentirne favorevolmente. I suoi porti e caricatoi accrebbero il loro ruolo sia nei movimenti marittimi in senso longitudinale (nord-sud) che in quelli trasversali (est-ovest). Il porto divenne così un importante centro di traffici commerciali con l’Oriente”
TRA IL XIV E IL XV SECOLO
I commerci marittimi caratterizzarono sempre più la vita di Ortona. Lo storico Corrado Marciani ha approfondito le relazioni economiche e commerciali del litorale abruzzese con Venezia e con la costa orientale dell’Adriatico, nei secoli XV, XVI e XVII, dalla consultazione degli archivi di Stato di Ragusa trae la seguente conclusione: “Le città della costa abruzzese che intrattenevano rapporti commerciali più intensi con la Repubblica di Ragusa erano: Lanciano, Ortona e Vasto. La prima perché era la città commerciale più importante d’Abruzzo per le sue fiere di maggio e di agosto…La seconda per il suo porto che era lo scalo più comodo per merci e persone dirette a L’Aquila e a Roma o viceversa… La terza, per la fertilità del suo suolo”. “Buona parte del traffico commerciale in arrivo e in partenza dal nostro porto, riguardava la costa dalmata e particolarmente la Repubblica di Ragusa, tanto che in alcuni documenti si legge che le merci spedite da questa città per le Fiere di Lanciano, ed in transito per il nostro porto, nel corso del XVI secolo ammontavano ad oltre 60.000 ducati (cioè il valore dichiarato ed assicurato; ma vi erano anche delle barche che commerciavano a proprio rischio, senza assicurare la merce. Altre città della sponda orientale dell’Adriatico collegate con il porto di Ortona erano: Sebenico, Spalato, Zara, Cattaro, Fiume ed alcune isole della costa. A confermare gli ottimi rapporti che intercorrevano tra la nostra città e l’opposta sponda adriatica, basti ricordare che in Ortona, oltre al Console della Repubblica Veneta, risiedeva il Console della Repubblica di Ragusa. Questo, nominato in Ortona aveva la giurisdizione estesa su tutta la provincia; infatti, egli doveva tutelare non solo gli interessi di quei cittadini di Ragusa che risiedevano nella nostra città, ma anche di quelli che si recavano nelle altre città dell’Abruzzo; e si deve anche ricordare che in Ortona approdavano gli Ambasciatori Ragusei che erano diretti alla Corte Pontificia. Nella città risiedevano diversi cittadini ragusei, i quali si fermavano in Ortona soprattutto per ragioni commerciali, in particolare per l’acquisto di vini pregiati che si producevano nelle campagne ortonesi. Vi risiedevano anche alcuni operai dalmati che lavoravano nei nostri cantieri navali”.
1808
Molto interessante, in proposito, è la memoria del canonico Antonio Napoleone (scritta nel 1804 e pubblicata nel 1808) nella quale si delineava un quadro in cui il porto di Ortona, dopo la costruzione della Sangritana, che avrebbe ricongiunto per la via più breve l’Adriatico a Roma e a Napoli, non solo avrebbe dovuto essere il punto di confluenza dei prodotti da e per i tre Abruzzi, la Capitanata e parte delle Marche, ma diventare anche il crocevia dei movimenti commerciali con il medio e l’estremo Oriente, “la più breve e la più ampia via commerciale mondiale per superare, in pochi anni, la stessa Genova, la stessa Marsiglia nella conca del Tirreno”.
1861
Che il porto di Ortona fosse lo scalo più comodo per Roma viene evidenziato da diverse personalità, non solo dagli storici ma anche da politici e uomini di governo. Tra questi va segnalato l’On. Devinenzi che, nel settembre del 1861, nello scrivere ai Consigli Provinciali degli Abruzzi, intravvedeva, nella prospettiva dell’apertura del canale di Suez e della ferrovia trasversale appenninica Pescara-Roma, un grande avvenire per il porto, sostenendo che il porto di Ortona si trattava di una “necessità nazionale” che si prefigurava come un “grandissimo bisogno di Roma”. Certamente buona parte dell’interesse per il porto di Ortona è dovuto alla sua comoda posizione per gli scambi commerciali con L’Aquila e Roma. Ed “è evidente che lo sviluppo portuale dei centri adriatici dipendeva non solo dalla loro capacità di inserirsi nei flussi mercantili che si muovevano verso Oriente o in senso longitudinale lungo la costa, ma anche dai collegamenti che sapevano stabilire con l’altra sponda dell’Italia, tagliando con adeguate vie di comunicazione trasversalmente la penisola” .
1900
Ai primi del Novecento Ortona riusciva ad ottenere, grazie soprattutto all’intervento del barone de Riseis, vice presidente della Camera dei deputati, un approdo quindicinale di piroscafi della Società “Puglia” lungo la linea Corfù-Brindisi-Bari-Venezia-Trieste. Qualche tempo dopo otteneva un regolare approdo anche da parte della “Navigazione Generale Italiana”. Nel 1902 vi si potevano registrare 183 velieri e 63 piroscafi in partenza. Nel giro di 5-6 anni il traffico complessivo di merci arrivate è quasi triplicato, mentre l’introito doganale si è più che raddoppiato.
FENOMENI MIGRATORI
Nel corso dei secoli la città è stata interessata anche da fenomeni immigratori che trovano origine in cause di tipo fondamentalmente economico o politico. Gli studi condotti su documenti storici hanno accertato che i movimenti migratori provenienti dalla sponda frontista dell’Adriatico possono agevolmente farsi risalire già ai primi secoli del secondo millennio. Prove documentarie attestano l’esistenza di rilevanti rapporti, soprattutto commerciali, tra le città marine dell’Adriatico, quali Venezia, Ancona e Ortona e città della prospiciente costa slava risalenti proprio al 1200 e in questo periodo il movimento migratorio fu strettamente collegato alle prosperose relazioni commerciali marittime che interessavano le due sponde dell’Adriatico e coinvolse soprattutto commercianti, artigiani e operatori marittimi.
Bibliografia:
– Storia di Ortona – Antonio Falcone – Editore Centro Studi Sociali “G.Toniolo”
– Ortona e i traffici marittimi dal XII al XVII secolo – Nicola Iubatti – Paride Di Lullo – Editrice Soc. Coop. Iniziativa Cristiana
– Costantino Felice – Porti e scafi – Cannarsa Editore
TERRITORIO
Il porto di Ortona, situato nel mezzo dell’Adriatico, riveste una posizione strategica per i traffici marittimi delle merci, la cui produzione è stimata intorno dalle 800.000 al 1.000.000 tonnellate ogni anno.
Esso dista in un raggio compreso tra i 20 e 250 Km dai principali centri (Roma, Pescara, Bari ed Ancona).
Pur essendo una struttura prevalentemente commerciale, il porto di Ortona svolge anche funzioni turistiche che rientrano nella competenza gestionale del Marina di Ortona e pescherecce.
La collocazione centrale dell’infrastruttura, vede come principali assi di penetrazione l’autostrada A14 direzione Bologna-Taranto, la SS 16 Adriatica e la linea FS Martinsicuro-Vasto S. Salvo.